Federico colaborará en El Paí­s y Avui

Iniciado por popotez, Marzo 26, 2007, 11:20:01 PM

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el de la 13

Sus voy a hacer una pubricidad mala.

Don Pésimo

Federico lo ha estado comentando esta mañana como un ejemplo más de la quiebra del estado de derecho en este paí­s en el que se les baila el agua a los terroristas y se condena a las ví­ctimas.
Me cago en el Sistema Solar

popotez

Dicho ayer en el polonia de tv3:

"Si quieres ayudar a federico a pagar la indemnización, marca una x en la casilla de la iglesia católica de la renta"

Dentro de un año estaremos mejor


el de la 13

Sus voy a hacer una pubricidad mala.

Gonzo

Cita de: el de la 13 en Marzo 30, 2007, 05:12:22 PM
Cita de: yorch en Marzo 30, 2007, 04:50:04 PM
http://www.libertaddigital.com/opiniones/opi_desa_36677.html

Parece que ERC es el unico partido en Espanya donde militan ex-terroristas.

No, es uno donde el haberlo sido en democracia supone una marca de calidad y no una vergí¼enza.

el de la 13

Un articulo sobre la COPE en el periodico de Jesus de Planco La Repubblica.

Radio Cope, Madrid. In onda la voce di Dio
di Concita De Gregorio

L’emittente dei vescovi spopola e la battaglia politica della Chiesa diviene un fenomeno mediatico

La voce di Dio comincia a tuonare alle sei del mattino. íˆ naturale che ti raggiunga dappertutto: a casa quando sei ancora in pigiama, in taxi o nella tua macchina mentre vai al lavoro, al bar dove fai colazione. Dagli altoparlanti dei grandi magazzini, in ufficio. íˆ nell’aria, câ€™í¨ sempre. La voce di Dio non perdona. Sceglie il nemico del giorno e lo maciulla, lo tritura. Del sindaco, se oggi ce l’ha con lui, dice «quel cancro della destra, quel doppiogiochista, quella spia”. Del capo dell’opposizione, troppo debole per i suoi parametri: «Quel frocetto complessato”. Del primo ministro, il suo Anticristo, «quel complice dei terroristi, quel capo delle mattanze di innocenti: stia attento a quel che puí² succedergli per strada e poi non si lamenti”. Uno pensa: questo tizio lo licenziano domattina, nessuno puí² impunemente insultare e minacciare facendo nomi e cognomi. Errore. Lo strapagano, invece. Se lo tengono strettissimo come fosse una miniera d’oro, e lo í¨. Fino a tre milioni di persone ogni giorno si sintonizzano per ascoltarlo e pendono dalle sue labbra. Si chiama Federico Jimenez Losantos che vuol dire “tutti i santi”: il destino nel cognome. íˆ un giornalista. Il suo datore di lavoro sono i vescovi. La Conferenza episcopale spagnola, per l’esattezza. Se uno volesse avere un’idea precisa di cosa voglia dire per la Chiesa condurre una battaglia politica â€"in questi tempi di labili confini tra sovranití  terrene e ultraterreneâ€"dovrebbe portarsi in Spagna. Lí¬ câ€™í¨ un gruppo editoriale che si chiama Cadena Cope, í¨ il secondo del Paese. Ne sono proprietari per il 51 per cento la Conferenza episcopale, per il 21 le diocesi, il 2 í¨ dei gesuiti, l’1,6 di altri ordini religiosi, un altro 2 per cento della Once, l’associazione nazionale ciechi. íˆ la radio dei vescovi: tre volte al giorno nelle riunioni di redazione interviene il gesuita Juan Antonio Martinez Camino, portavoce della Cee, e detta la linea. Si fanno scalette, si concordano servizi, si va in onda. In Spagna, come in molti paesi del mondo che sono stati poverissimi ed hanno imparato a leggere e a scrivere tardi, la radio í¨ Io strumento di comunicazione pií¹ diffuso e autorevole. Assai pií¹ della televisione, moltissimo pií¹ dei giornali. Per avere un’idea: il complesso dei quattro pií¹ venduti quotidiani nazionali arriva a un milione di copie al giorno. Le due emittenti radio principali â€" Sere Copeâ€" hanno quasi sei milioni di ascoltatori: sei volte di pií¹. Un giornalista della radio puí² guadagnare fino a 12 milioni di euro all’anno: Josí¨ Maria Garcia, cronista sportivo, risulta essere uno dei dipendenti meglio pagati al mondo. In questo quadro si capisce meglio come il governo di Zapatero si sia rivolto direttamente al Vaticano per chiedere a Sua Santití  di intercedere presso la curia spagnola affinché allenti la presa (senza successo, naturalmente). Si comprende come una collega dica di Losantos che Â«í¨ il vero capo dell’opposizione in questo Paese”. Jimenez Losantos, 55 anni, aragonese sanguigno di bassa statura, figlio di un calzolaio e di una maestra si sveglia tutte le mattine alle cinque: alle sei í¨ in onda. La mattina, si chiama il suo programma. Quando parla lui i tassisti a volte si fermano per ascoltare meglio e pazienza se il cliente protesta, altre volte accostano e non accettano le corse. Ha un eloquio ineguagliabile composto da una miscela di retorica barocca e cultura contadina. Proverbi popolari e citazioni latine, un figlio della terra che ha studiato i classici. Silenzi, ritornelli, domande retoriche. Gli ascoltatori dell’ultradestra impazziscono, tutti gli altriâ€"comunqueâ€"lo ascoltano. Ha una biografia che sembra studiata da un’ equipe di esperti per farlo entrare nel mito del “figliol prodigo”: durante il franchí¬smo militante della sinistra clandestina in organizzazioni come “Bandiera rossa”, socialista durante la transizione, folgorato sulla via del liberalismo dopo un viaggio in Cina (»ne ho visto gli orrori») rimane nel 1981 vittima di un attentato dei terroristi indipendentisti catalani di Terra Lliure che lo accusano di tradimento per aver sposato la causa del castigliano contro il catalano, lo sequestrano e gli sparano a un ginocchio. Passa di seguito decisamente a destra, diventa popolarissimo dopo la morte del suo maestro Antonio Herrero, giornalista morto durante un’immersione subacquea, di cui prende il posto: arriva ad adombrare che «i nemici della libertí Â» abbiano ucciso il suo predecessore. Per Esfera, editoriale del del gruppo Cope, pubblica libri di sette-ottocento pagine in cui racconta la sua epopea, quella dei suoi amici emette alla gogna i nemici: l’ultimo, El milagro de la Cope ha venduto 3O mila copie il primo giorno di uscita, milioni in totale. íˆ l’unico giornalista al mondo a cui un magistrato abbia dettato una lunghissima lista di parole che deve guardarsi dal pronunciare: sinistro, falsario, fariseo, zotico, traditore, infetto, ripugnante, criminale, immondo e altre centinaia di aggettivi di suo uso corrente. Le pronuncia, comunque, ogni giorno. E diventato un caso politico nazionale e l’emittente con lui: il ministro socialista dell’Industria Josí¨ Montilla da cui dipende la radiodiffusione ha detto pubblicamente che «lancia messaggi che incitano all’odio e alla divisione». In risposta un ex giornalista Cope, ora europarlamentare del Ppe, ha raccolto a Bruxelles mezzo milione di firme per denunciare un attacco del governo spagnolo all’emittente. Il cattolicissimo Josep Duran y Leida, leader di Convergencia y Unií² (una sorta di Dc catalana) ha rivolto un appello affinché «la Chiesa non permetta un giorno di pií¹ che i suoi media seminino quotidianamente l’odio attraverso gli insulti. Gesí¹ distingue fra il buon pastore e i mercenari: la chiesa deve liberarsi dei mercenari». Nessuna risposta. Pasqual Maragall, il sindaco delle olimpiadi, ha denunciato per ingiurie un altro conduttore della Cope, Cesar Vidal. Il giudice Carlos Fanlo Malagarriga ha scritto di Losantos che í¨ Â«la scoria di un giornalismo provocatore e Caino, se gli avessero sparato al cuore anziché al ginocchio non gli sarebbe successo nulla perché il cuore non ce l’ha». Provvedimento disciplinare contro il giudice, migliaia di attestati di solidarietí  a Losantos. Un comico dell’emittente il 22 dicembre 2005 si spaccia per Zapatero e chiama al telefono il neoeletto boliviano Evo Morales per congratularsi: va onda in diretta, Morales non capisce lo scherzo e conversa col finto Zapatero. Incidente diplomatico con la Bolivia. Qualche giorno dopo, per intercessione del Vaticano, scuse formali â€" ma rapide â€"via radio. Il vescovo di Toledo, uno dei pií¹ potenti di Spagna, í¨ entusiasta del a linea editoriale del gruppo che “difende la cultura della vita, anche di quelli che non sono nati e che non sono utili. Combatte la sperimentazione sugli embrioni, si oppone al laicismo dominante e all’ipocrisia del politicamente corretto”. Cosí¬, in un incontro riservatissimo per pochi autorevoli ospiti, descrive la missione della Cope il suo presidente: avvocato Alfonso Coronel de Palma, a 34 anni in vetta all’editoriale dei vescovi, tifoso del Real Madrid e appassionato di tori, padre di quattro figlie femmine e di un maschio, ricci neri lisciati con il gel. Ad ascoltarlo in una sala riservata dell’hotel Ritz di Madrid câ€™í¨ una platea di altissimi prelati tra cui il vescovo Fidel Herraez Vega, ~ omaggiatissimo e seduto accanto al novantenne Manuel Fraga Iribarne, gií  ministro dell’Informazione con Franco il dittatore: Iribarne arriva ed esce per primo, si muove piano ed in silenzio, tiene la testa incassata nel collo e non parla, lo accudiscono senza disturbarlo come l’ultimo esemplare di una razza estinta. Coronel de Palma inneggia alla “meravigliosa intuizione dei vescovi» che quarant’anni fa fecero nascere Cope “da una moltitudine di radio parrocchiali, siamo una radio confessionale cattolica nel solco della tradizione e del magistero della chiesa». Prossima iniziativa: Popular television. 60 milioni di euro di capitale ma, dice, “noi non prendiamo soldi dalla Cee né la conferenza episcopale usa la Cope come canale di finanziamento». Si vede, se lo precisa, che qualcuno lo sospetta. Cinque milioni di euro di utili all’anno, la Ser í¨ il gruppo Prisa di Jesus de Polanco come primo concorrente e nemico politico: “La Ser í¨ il braccio armato dei socialisti, Polanco lo chiamano tutti Jesus del gran poder come si dice del Cristo andaluso», informa Cristina Lopez Schlichting in perfetto italiano, «I ho imparato frequentando i campi di Comunione e Liberazione da voi». Cristina, 41 anni, 3 figli, í¨ l’anchorwoman del pomeriggio, quella che prende il testimone ogni giorno da Losantos. «Sono l’unica cattolica qui. Federico í¨ ateo, Cesar Vidal che conduce il programma della sera í¨ protestante. Questa í¨ una radio confessionale ma libera». Di mercenari, dice Duran y Leida. «Di professionisti. Abbiamo avuto qualche problema sull’Iraq. Cope era a favore della guerra contro il parere del Santo padre. Federico ha successo perché í¨ il solo a fare vera opposizione politica a Zapatero. La destra ha perso Aznar e Rajoy non ha la tempra del leader: sarebbe stato tutt’al pií¹ un disciplinato primo ministro». In assenza di una sponda politica forte ecco che la Chiesa ha scelto di parlare per radio. Pazienza per qualche sbavatura, qualche piccola esagerazione. A marzo del 2006 dipendenti della Cope infiltrati nell’organismo di garanzia sugli ascolti introducono dati falsi nell’auditel della radio da cui dipendono, per esempio, le tariffe pubblicitarie. Era per dimostrarne l’inattendibilití , si difendono. La radio, antinazionalista (nel senso di nazionalismi locali) e ferocemente antisocialista, í¨ accusata di aver appoggiato il boicottaggio dei prodotti cataiani organizzato dai conservatori all’indomani dell’approvazione dello Statuto autonomista. Sostiene tesi per cosí¬ dire forti, tipo: l’attentato alla stazione di Atocha fu organizzato dai socialisti in collaborazione con l’Eta per far fuori il Partito popolare dal governo e vincere le elezioni. «Questo í¨ il governo dell’Eta â€" dice Losantos ogni giorno â€" un governo che uccide: la sua strategia liberticida puí² arrivare ad assassinare i giornalisti». Vive blindato come se davvero temesse per la vita fra lo studio madrilegno della radio, centralissima via Alfonso XI, austero palazzo nobiliare, e la redazione del giornale digitale che dirige Liberta digital, milioni di contatti al giorno. Dice e scrive cose che nessuno ha mai osato. A pagina 28 del pamphlet De la noche a la mañana, per esempio, fornisce ampi dettagli sulla presunta relazione sentimentale fra il re Juan Carlos e l’attrice Barbara Rey la quale sarebbe stata al corrente, in ragione del suo legame col sovrano, di alcuni oscuri segreti dí¬ Stato. La vita intima dei reali di Spagna, come ciascuno nel Paese sa, al di lí  delle foto ufficiali di fidanzamenti e battesimi í¨ sempre stata tutelata da un patto di inviolabilití : di Juan Carlos, l’uomo della transizione alla democrazia, male non si parla. E’ come se davvero questo piccolo uomo con la frangetta e la faccia rotonda che tutti in Spagna chiamano col solo nome di battesimo, Federico â€" prima di lui era successo solo a Gonzalez, per chiunque “Felipe” â€" í¨ come se Jimenez Losantos incarnasse una sovranití  senza scettro e senza limiti, come se gli fosse possibile fare e dire qualsiasi cosa che a chiunque altro í¨ proibita. Un hidalgo magniloquente dalla retorica ad un tempo altisonante e volgare, sofisticata e rozza. Un cavaliere che si proclama liberale, adorato dai nostalgici dei bei tempi perduti, che assesta fendenti ai nemici ma anche agli uomini del suo stesso esercito colpevoli di eccesso di mollezza. L’uomo nuovo della destra scomparsa. Il vendicatore della Spagna imbastardita dall’arrivo dell’ondata di donne e di omosessuali al potere. Nella stanza sul retro della Cafeteria Siguero di plaza Lealtad, lealtí , all’ombra di abatjour che illuminano di luce fioca posacenere colmi di cicche ancora accese due alti prelati col collare bianco un vescovo e quattro dirigenti della Cope seguano cifre su un tovagliolo di carta. Discutono il nuovo ingaggio di Federico che minaccia di lasciare la radio se non avrí  un contratto all’altezza del suo valore di mercato. Sono giorni difficili di trattative. «Qui da noi per una star della radio un milione di euro al mese non í¨ una bestemmia», dice Blas Herrero presidente di radio Kiss, si chiamano tutti Herrero in questa storia eppure non sono parenti. Giorni difficili ma non tesi, un accordo si troverí . La Chiesa í¨ parsimoniosa e sa stringere i cordoni della borsa. Quando serve li allenta. La Conferenza dei vescovi troverí  certo le risorse per mantenere accesa e forte, nella Spagna dell’Anticristo, la voce di Dio.
Sus voy a hacer una pubricidad mala.